Lasciata la detta città da man sinistra, passato il sopradetto fiume, entrammo in una valle tra 'l monte Tauro, e giugnemmo ad un castello chiamato Nicher, ch'è del signore Ussuncassan. Quivi gli aganzi furono assaliti da' nemici e, fattasi una picciola scaramuccia, furono uccisi alquanti dell'una e dell'altra parte, e menati alla corte del Turco da dodici prigioni. Il resto della gente, non aspettando la furia, si partí lasciando il castello fornito, dove giunse l'esercito; ma per non dimorare a combatter fortezze passò di longo, lasciandosi a man manca poco spazio lontano una città chiamata Coilivasar, posta tra monti, in una valle circondata da molti villaggi.
E seguitando giugnemmo allo scender del gran monte ad un'altra città nominata Careasar, dove si cava allume; e alloggiando l'esercito appresso la detta città mezo miglio, e la cavalleria trascorrendo e guastando il paese, la maggior parte de' paesani col bestiame e con le robbe erano fuggiti e ridotti alle fortezze de' monti e a' luoghi sicuri. Levato il campo, con le nostre giornate arrivammo sopra una gran pianura dove è la città di Argian, posta sopra un luogo alquanto eminente dal detto piano: e si chiama la campagna d'Arsingan. Ma per non esser la città forte, il popolo se n'era fuggito e passato il fiume Eufrate; nondimeno ve n'erano rimasti alquanti, tra li quali al giugner degli aganzi fu trovato un Armeno, uomo attempato, che se ne stava in una chiesa circondato da molti libri, e ancor che molte fiate fosse chiamato da coloro che lo trovarono, non rispose mai, anzi stava attentissimo a leggere i libri ch'egli si teneva aperti davanti, e sopragiungendo la furia de' soldati fu morto, e con lui insieme arsa la chiesa: il che intendendo il signor turco n'ebbe molto dispiacere, percioché gli venne detto che era grandissimo filosofo.
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