Or, seguitando noi il viaggio per questo paese dell'Arsingan, ch'è parte dell'Armenia minore, e appressandoci all'Eufrate, poco lontani da Malacia, il qual viaggio facemmo in otto giornate, ed essendo già fermo l'esercito, intorno al'ora di nona ecco si veggon venire undici dromedarii, li quali venivano con presenti del signor Sit e del soldano; e sopra li detti dromedarii erano uomini strettamente fasciati con drappi bianchi, percioché altramente non potriano reggere al cavalcar di simili animali, che per esser molto veloci conquassano grandemente la persona. Di questi undici uomini alcuni erano bianchi e alcuni negri, e il primo teneva in mano una freccia nella quale era fitta una poliza; gli altri tutti avevano dinanzi un canestro coperto, e dentro v'erano varie confezioni; altri portavano certo pane e carni cotte ch'erano ancora calde. Giunti che furono al padiglione del signor turco, senza smontare né fermarsi porsero la poliza e li canestri, e s'intese che in sei ore avevan corso novanta miglia. Fu data loro la risposta senza parlare con un'altra poliza fitta nella detta freccia, e partiti parve che sparissero dinanzi agli occhi nostri, sí maravigliosa è la velocità di quegli animali.
Il gran Turco, giunto al fiume Eufrate, delibera di passare, e fa tentare il passo ad Asmurat con le sue genti, il quale vien rotto da' Persiani.
Cap.7.
Or, essendo noi arrivati al fiume Eufrate, e camminando su per la sua riva per greco e levante, ecco vedemmo Ussuncassan col suo esercito esser giunto dall'altra banda, dove egli dubitava che 'l Turco dovesse passare.
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