E fu fornita la terra di presidio e lasciate certe bocche d'artiglierie, menando con esso noi Aarap, ma posto però in sua libertà, al quale il Turco diede un sangiaccato a' confini dell'Ungaro. E certamente, s'egli stava pur otto giorni a rendersi, era forza a levare il campo per mancamento di vettovaglie e massimamente per li cavalli, i quali conveniva nutrirgli di foglie di roveri e d'altri sterpi minuti tagliati. Partitosi di qui l'esercito, venimmo verso la città di Coliasar, la qual, intendendo la fortissima città di Caraesar essersi resa, e il signor Zeinel esser stato morto, mandando ambasciatori si diede al gran Turco, e il simil fece Nieser: ed essendo fatto provedimento de' lor governi, l'esercito se ne venne di longo e giunse alla città di Sivas.
Assambei, essendo stato rotto, se ne ritorna in Tauris; l'anno seguente va in campagna all'erba. Suo figliuolo se gli ribella e vassene al gran Turco, ma egli, facendo sparger fama d'esser morto, l'induce a tornare in Tauris e fallo morire.
Cap. 9.
Dopo questa rotta Assambei se ne ritornò in Tauris. Nel 1473 giunse anche messer Iosafa Barbaro, il qual dice che il signor Assambei, essendosi riposato quell'anno, il seguente, che fu il 1474, deliberò di voler andare secondo il solito con la sua gente all'erba, e fece domandare al detto messer Iosafa s'egli vi voleva andare, il qual disse d'andarvi, sí come v'andò. Nel mese di maggio adunque il signor Ussuncassan si partí con tutta la sua gente, il numero della quale era venticinquemila pedoni, diciottomila villani, tremila padiglioni, seimila cameli, trentamila muli da soma, cinquemila muli da conto, duemila cavalli da soma, cinquemila femine, putti e fantesche anime tremila; animali d'altra sorte infiniti andorno alla campagna, e vi si trovava di molta erba.
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