Fatto questo, Ismael si levò e passò l'Eufrate, il qual fiume passa dieci miglia lontan da Malacia verso levante, e andò in Cartibiert, dove signoreggiava un figliuol d'Alidoli: e quel luogo era molto ben fornito di gente e di vettovaglie, ma poco gli valsero, percioché gli fu presa la terra e tolta la vita.
Andarono poi alla volta di Tauris, ma non furono tanto a tempo che la neve non gli sopragiugnesse lontan dal Coi sei giornate, il che fu cagione che morissero di freddo molte persone e cavalli e cameli, perdendo assai bottini ch'avevano fatti nel paese d'Alidoli. Pur alla fine giunsero al Coi, in un palazzo bellissimo che Ismael aveva fatto fabricare, e ivi stettero fino a tempo nuovo. Se n'andò poi in Tauris, e quivi si riposò quella state. E l'anno che venne, ch'era il 1508, gli bisognò fare un'altra impresa, percioché Iesilbas, signore di Sammarcant, detto gran Tartaro, i cui popoli son chiamati quelli dalle berrette verdi, fece grandissimo esercito e venne nel paese del Corasan e Strave, ch'erano luoghi suoi, pigliando poi degli altri d'alcuni signorotti vicini, per venire contro il Sofí. Ma Ismael fu prestissimo, andando egli con grossissimo campo a Spaan, il qual luogo è lontan da Tauris quatordici giornate per levante: e ivi fermossi. Il Tartaro intendendo questo non scorse piú oltra, e pensò d'ingannare Ismael con dimandargli il passo per andare alla Mecca: ma egli, considerata l'astuzia, gli negò il passo. E stando il Tartaro in Corasan, Ismael se ne stava in Spaan, per veder gli andamenti del nimico.
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