Passato ch'egli ebbe il Toccato, andò a Sivas e poi nel paese d'Arsingan, facendo bottini grandissimi e mandando molta gente in Amasia e in Constantinopoli, come sono artefici e simili, e anche uomini da conto. Intendendo questo il Sofí, stando in Tauris e avendo lasciato l'esercito a Corassan, deliberò far piú gente ch'egli poteva, onde spedí subitamente due gran capitani nel paese di Diarbee, l'uno detto Stugiali Mametbei, l'altro Carbec Sarupira, i quali andati fecero circa ventimila persone: e con questa gente se ne vennero al passo dell'Eufrate. Ma, intendendo che Selino era potentissimo, non parve loro d'aspettarlo, ma ritornando ne vennero al Coi, dove è una valle assai grande, come campagna, nominata Calderan, e quivi si fermarono ed eravi il Sofí in persona. E cosí stando, il Turco veniva tuttavia innanzi, di modo che giunse poco lontano da questo luogo, rovinando e bruciando tutt'il paese per il quale egli passava.
Or, essendo partito il signor Sofí per Tauris, volendo far provisione d'altra gente, parve a' due capitani, vedendosi approssimato l'esercito nimico, di volere affrontarlo animosamente, come fecero, e con tanto furore che non si potrebbe dire. Dall'altra parte i Turchi combattevano astretti da necessità, sí perché già mancavano loro le vettovaglie, e sí anche perché, se venivano rotti, tutti sariano stati tagliati a pezzi. Alli 23 d'agosto adunque nel 1514 la prima squadra sofiana ch'investí, ch'era Stugiali Mametbei con la metà delle genti, riportò l'onore contra de' nimici, ch'erano tutte le genti della Natolia, rompendole e malmenandole.
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