Rotto il campo e lasciati li padiglioni, ricchezze e robbe assai, se ne fuggí gran parte di Mamalucchi in Aleppo, dove essendo poco spazio dimorate se n'andarono a Damasco e poi al Cairo. E il signor turco, venuto in Aleppo, vi stette qualche giorno, per pigliar le chiavi di molti castelli, ne' quali pose i giannizzari; e mandò Ianus bassà con parte de' valenti di Grecia a perseguitar le reliquie del campo: e giungendole appresso una città detta Camau, s'approssimò il signor d'Aleppo Caierbec e un altro detto Algazeli. Quello d'Aleppo si fece avanti al bassà, promettendogli d'esser buono schiavo del gran signore; Algazeli se ne fuggí al Cairo, e Caierbec andò alla presenza del gran signore, dal qual fu veduto volentieri: lo presentò di gran doni d'oro, di sete e di lane e di bambagi, e facevalo sedere appresso de' gran signori.
Il signore cavalcò poi verso Damasco, e prima che egli v'entrasse fece appresso la città drizzare il suo padiglione, facendo porta con grandissima dignità e magnificenza, perciò che vi si trovarono uomini di settantadue lingue: e non fu fatta mai piú cosí onorevol porta. Essendo stato alquanti giorni dentro della città, ordinò a due signori della Grecia, cioè Mametbei e Scanderbei, che con la lor gente andassero alla volta di Gazzara, ch'è nel principio del distretto, e quivi si fermassero. Partitisi con quest'ordine, furono nel viaggio assai volte assaliti da' Mori e dagli Arabi, ma con tutto ciò giunsero a Gazzara ed entrarono nella terra attendendo a darsi piacere.
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