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      Quella notte fu mostrata grande allegrezza, col tirar di schioppi e con fuochi, domandando a Dio vittoria. E cominciando noi a caminare, quelli di Gazzara credevano che fuggissimo verso 'l signor nostro il gran Turco, di modo che gl'infermi, che restarono in Gazzara, furon tutti morti; e fecero assapere ad Algazeli che i nostri eran fuggiti tutti, di che egli ebbe grande allegrezza quella notte. Ma il giorno a terza, vedendo la polvere che faceva l'esercito, il quale veniva contra di lui per combattere, avendo egli creduto essersene fuggito, se gli mutò in gravissimo dispiacere e ne rimase tutto smarrito. Li nostri appressandosi smontarono, stringendo le cinghie a' cavalli, e poi l'un l'altro chiedendosi perdono si toccavan la mano e baciavansi, e cominciarono a far orazione, pregando Iddio, per il lor profeta Macometto e per li quattro suoi assistenti, che sono Abubachir, Omar, Osman e Alí, e per tutti gli altri antecedenti profeti, che volesse dar aiuto al campo de' buoni musolmani. Voltossi poi Sinan bassà all'esercito, esortando tutti con dire ch'essi avevan rotto molte piú genti e vinte assai maggior battaglie di questa, e che stessero saldi, perciò che chi debbe morire, se ben fugge, morirà, e chi non debbe morire combatta, e sí come i castroni maschi son buoni per sacrificare, cosí essi debbon combattere per il lor signore. «Facciansi le vendette de' nostri amici, che nella prima zuffa questi cani han morti, i corpi de' quali, se potessero parlare, grideriano "ammazza, ammazza"»; e vincendo averian dal lor signore gran mercede e acquistarian nome eterno, perciò che molti d'essi ch'erano piedi sariano poi teste.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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