Tutti rispondendo dissero: «Iddio dia lunga vita al signore, tutt'il mondo gli sia soggetto, e chi non lo vuol vedere resti morto; andiamo, andiamo».
Andossi adunque, e affrontaronsi ambidue gli eserciti. Li Circassi sostennero l'impeto nostro con gran forza e ardire, ributtandosi piú volte l'un l'altro da terza fino a mezogiorno, con morte di molti; finalmente li Circassi restarono rotti, e i nostri vittoriosi e allegri e con gran guadagno. I Mamalucchi fuggirono al Cairo, e alcuni de' nostri gli seguitarono. Gli altri tornarono in Gazzara con Sinan bassà, facendo empire di paglia le teste de' signori morti e l'altre attaccare alle palme, per memoria di tal battaglia. Il gran signore mandò ducento solacchi che dovessero andar ad incontrare Sinan bassà, ordinando loro che sollecitassero di cavalcare, e aspettarlo in un certo luogo, ma, non trovando il bassà, se ne ritornassero a lui. Or, cavalcando costoro, la maggior parte ne fu morta, e nel tornar adietro, essendo assaltati un'altra volta dagli Arabi, furono tutti uccisi eccetto che sei, i quali tornarono al gran signore, dicendo che nulla aveano saputo né di Sinan né del suo esercito. Il gran signore, inteso questo, si levò furiosamente per andar a ricuperare i valenti della Grecia. Ma in tanto sopragiunsero alcuni Mori, con nuova che Algazeli era stato rotto dalla gente turchesca, la qual se n'era tornata in Gazzara trionfando. Fu usata cortesia a' Mori per la nuova, e il signore stette di bonissimo animo, e levossi di Damasco e venne a Peneti, dove li ducento solacchi furono morti: fu saccheggiato Peneti e bruciato.
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