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      I Mamalucchi non facevano stima allora d'altro se non di morire con la spada in mano, parendo lor vergogna di salvarsi e lasciar tutt'il loro avere nelle mani de' nemici: dal qual partito Dio guardi ognuno, e massimamente i buoni musolmani.
      Vedendo il signore che non poteva abbattere li Circassi, comandò che la città fosse posta a fuoco, e i gianizzari, ubbidientissimi, misero fuoco alla terra da molte bande. I Mamalucchi, vedendo questo, gridorno misericordia con voce spaventosa e orribile; il signore, divenuto pietoso, comandò che si cessasse dal fuoco, e fu miracolo che tutta la terra non s'abbruciasse. I Circassi fecero di nuovo tal battaglia che le freccie cadeano come pioggia, e d'ambe le parti ne morirono tanti che le strade del Cairo correvano tutte sangue; e tutto quel giorno fu combattuto nel medesimo modo. La notte, essendo i Circassi stanchi e deboli, si ritirarono in una moschea, e combattendo come in un castello per tre giorni e tre notti fecero gran difesa: ma, facendosi poi un grande sforzo, a forza fu pigliata la moschea. Il soldano Tomombei travestito se ne fuggí, e il signor andò a riposarsi, e gli altri attendevano a fare infiniti bottini e prigioni, a' quali poi sopra il Nilo tagliavano la testa.
      Algazeli si trovava fuori del Cairo per far ragunanza d'Arabi, e già s'era avvicinato alla terra, quando intese che 'l signore aveva fatte le gride che a tutti li Circassi, i quali in termine di tre giorni s'appresentavano, veniva perdonato: laonde molti Circassi che stavano ascosti s'appresentorno, ed ebbero di gran doni.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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