In capo del mese partitomi, come meglio potei giunsi a Bitlis, dove stetti circa quindici giorni aspettandovi Commimit il Casvem, con il quale io era mandato da' miei mercanti in Tauris per riscuotere alcuni denari. Questa città di Bitlis non è molto grande, né anco è circondata di mura, ma tiene un bel castello sopra una collina, nel mezo, il qual è assai grande e ben fabricato, e cosí come per croniche e memorie si vede, fu fabricato da Alessandro Magno, cioè murato di belle mura, con molti torrioni attorno e torri alte maravigliosamente. Questa città insieme col castello è dominata da un Sarasbec curdo, mezo ribello di sultan sciech Ismael, e stassi nella Persia per esser padrone di quella bella fortezza. Tutti li Curdi sono veri macomettani, piú che gli altri popoli della Persia, però che li Persiani sono diventati della setta sofiana, ma li Curdi non si vogliono convertir a cotal setta, e se ben portano le berrette rosse, nondimeno nell'animo par loro d'avere una ferita mortale. Questa sopradetta città è situata fra gran montagne in una valle, sí che sta come nascosta, né parte alcuna si vede fin che l'uomo non gli è appresso. E tutto quel paese è quasi un porto e un riposto da neve, e tanta ve ne cade che non ne stanno senza, eccetto tre o quattro mesi dell'anno, tal che avanti quindici o venti giorni d'aprile non possono seminare il grano. Di questa città escono molti mercanti, che pratticano in Aleppo, in Tauris e in Bursa, e se ne partono, perciò che in essa non v'è da comprare né da smaltir cosa alcuna mercantesca, per esser tutto il popolo curdo e uomini vili.
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