Questo castello è signoreggiato da un signor curdo detto Zidibec, ch'è gran signore e molto superbo, per aver egli quella gran fortezza, con molt'altri castelli che sono per quei monti. Costui faceva batter moneta di sua stampa, d'oro, d'argento e di rame. Di sotto del castello è un gran borgo, e la maggior parte degli abitanti son armeni, ma nel castello sono tutti curdi. Questo luogo è lontano dal mare un buon miglio, ed è abbondante d'ogni vettovaglia.
Questo signore ha molti figliuoli, i quali signoreggiano le castella che sono d'intorno. E, come ho detto, egli è molto arrogante pel potere ch'egli ha, ed è ribello e disubbidiente a sciech Ismael, il quale un'altra volta vi mandò un suo capitano, detto Bairambec, con diecimila cavalli di gente fiorita. E io, essendo in Tauris, da' soldati che ritornarono mi feci raccontar tutt'il successo; ma piú puntalmente da un capo di bombardieri, ch'era uomo da bene e molto mio amico, nominato Camusabec di Trabisonda, intesi che, quando Bairambec s'appresentò sott'il castello con l'esercito, Zidibec pieno d'inganno mandò un suo uomo a Bairambec a ricercargli salvocondotto di poter andare a baciarli la mano. Ottenuta la domanda, Zidibec discese dal castello con pochi compagni e tutti disarmati, e venuto alla presenza di Bairambec lo salutò alla usanza persiana over sofiana, dicendogli che si maravigliava che la sua nobil persona fusse venuta con quell'esercito a quel luogo, non essendo ciò allora di bisogno, perché se pel passato egli avea avuto mala opinione, per l'avvenire volea esser fedel servitore di sultan sciech Ismael, chinando la testa insino a terra, cosí facendo sempre ch'egli nominava sciech Ismael, e ch'era per riverir quel gran nome, com'è il debito suo di fare, mostrando molto umili riverenze nel suo ragionare.
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