La donna, ancora che sapesse di prender la morte, pur, non potendo fuggir di farlo, bevé del veleno fatto di sua mano, e diede poi la coppa d'oro a Iacob suo marito, che parimente insieme col figliuolo bevettero il resto. Questo beveraggio fu di tanto potere e di tanta operazione che a mezanotte venente rimasero morti tutti. La mattina seguente s'andò spargendo la fama per la Persia della subita morte di Iacob sultan, del figliuolo e della moglie. I baroni, intendendo la perdita del lor re, furono in molta confusione e discordia tra loro, di modo che in termine di cinque o sei anni tutta la Persia stette sul guerreggiare, e con molti fastidi, facendosi sultano quando l'uno e quando l'altro di quei baroni. Pur nel fine fu posto in signoria un giovanetto nominato Alumut, d'età di quattordici anni, il qual signoreggiò per fino che sciech Ismael sultano successe.
Secaidar, capo de' sofiani, venuto al fatto d'arme col capitano delle genti d'Alumut, vien rotto e preso; e tagliatagli la testa è portata in Tauris al signore, il quale la fa gittare a' cani.
Cap. 12.
Nel tempo che Alumut signoreggiava, in una città lontana quattro giornate da Tauris per levante v'era un barone, come sarebbe un conte, nominato Secaidar, il qual teneva una fede over setta d'una stirpe chiamata Sofí, ed era reverito come santo uomo in quella setta, ed era capo d'assaissimi di questi sofiani, che ve ne sono in molti luoghi della Persia, cioè nella Natolia e nella Caramania, i quali tutti portavano riverenza e adoravano questo Secaidar, ch'era nativo di questa città detta Ardovil, dov'erano di molti sofiani ch'erano stati convertiti da Secaidar; il quale era come saria un provincial d'una nazione di frati, e aveva sei figliuoli, tre maschi e tre femine, d'una figliuola del signor Assambei, ed era molto nimico de' cristiani.
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