La mattina seguente i sofiani si posero molto bene in ordine e disposti alla battaglia, e dall'altra banda il capitano delle genti d'Alumut s'era apparecchiato con tutti li suoi soldati. E, conoscendo Secaidar che a giorno chiaro, volendo o no, gli conveniva combattere co' nimici, e per ciò egli fu il primo ch'andò ad assalire, e i sofiani cominciarono a far gran fatti, combattendo come lioni, e tagliorno a pezzi il terzo delle genti d'Alumut. Ultimatamente Secaidar rimase vinto e furono ammazzate tutte le sue genti, ed egli fu preso e, tagliatagli la testa, fu portata sopra una lancia, presentata dinanzi ad Alumut sultan, il qual comandò ch'ella fusse portata per tutto Tauris sopra la lancia, sonando molti instrumenti per segno della vittoria avuta, e poi la fece portare in una maidan, dove s'usa far il maleficio, gittandola a' cani che la mangiassero. Onde i sofiani sono molto nimici de' cani, e quanti ne trovano tanti n'ammazzano.
Tre figliuoli di Secaidar, intesa la morte del padre, se ne fuggirono in diverse parti; uno de' quali, nominato Ismael, fuggí in un'isola di cristiani armeni, dove fu ammaestrato nella sacra Scrittura da un prete armeno; dal quale partitosi va a Chilan e, deliberando di vendicar la morte di suo padre, pone ordine co' suoi di pigliare il castello di Maumutaga e lo mette a sacco, distribuendo ogni cosa a' soldati, il che è cagione che molti lo vadano a servire e diventino sofiani volontariamente.
Cap. 13.
Questa nuova andò in Ardovil, dov'era la moglie di Secaidar con sei figliuoli, e subito ch'intesero questo li tre figliuoli maschi scamparono, e un andò nella Natolia, l'altro in Aleppo, il terzo andò in quell'isola che di sopra ho detto ch'è nel mar di Van e di Vastan, nella qual è la città de' cristiani armeni, e vi dimorò quattro anni in casa d'un papà over prete.
| |
Alumut Secaidar Alumut Secaidar Alumut Tauris Secaidar Ismael Scrittura Chilan Maumutaga Ardovil Secaidar Natolia Aleppo Van Vastan
|