Moratcan stava in Siras e Ismael in Spain, ambidue apparecchiati: Ismael avea di molta gente, tutta sofiana e valent'uomini; l'esercito di Moratcan era di genti comandate, come sariano cernide, e venute quasi per forza e malcontente, perché, intendendo ch'Ismael teneva gran campo e ch'egli era impossibile di poter resistere nella battaglia, massimamente sapendo, l'altra volta che Moratcan fu rotto nella pianura di Tauris, che da trentamila combattenti tutti furono rotti e tagliati a pezzi dalla gente sofiana, e tanto maggiormente temevano, quanto Ismael aveva molto piú numero di gente che allora non ebbe; onde assai baroni e soldati, diffidandosi, si misero a fuggire nel campo d'Ismael.
Moratcan, vedendosi a mal partito, prestamente mandò a Ismael due ambasciatori con piú di cinquecento compagni, e poi mandò lor dietro molte spie, per intender tutto quel che succederebbe. E appresentatisi, gli ambasciatori gli dissero che Moratcan voleva esser suo barone, e dargli quel tributo che a lui fosse stato possibile. Ismael fece tagliare a pezzi gli ambasciatori insieme co' compagni, dicendo: «Se Moratcan voleva esser mio vassallo, doveva egli venire in persona, e non mandar ambascieria». Le spie, veduto il successo, subito riportarono la nuova a Moratcan, il quale si mise in fuga con tutti i suoi, per esser già sparsa la fama per tutt'il suo campo; e molti de' suoi signori si misero la berretta rossa, per il che, dubitando Moratcan d'esser preso come già era stato preso Alumut, s'elesse tremila compagni che a lui parvero piú fidati, e con esso loro s'incamminò alla volta d'Aleppo, per fuggir la furia d'Ismael.
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