e in capo d'un anno se ne tornò in Tauris, dove si fecero grandissime feste,
ed esso per quindici giorni attese al giuoco dell'arco. Narransi in parte le sue qualità.
Cap. 20.
Veduto ch'ebbe sultan Ismael il nimico suo distrutto, prestamente se n'andò in Siras e in Bagadet, e fece grandissima uccisione di quelle meschine genti. In questo tempo il gran Tartaro detto Ieselbas era uscito con grand'esercito e avea preso tutt'il paese di Corasan e la gran città d'Eri, che volge da quaranta in cinquanta miglia, benissimo popolata, ed è mercantesca; avea preso anche Stravi e Amixandaran e Sari. Queste città sono sopra la riva del mar Caspio alla banda di levante, e confinano col paese che di nuovo Ismael aveva conquistato. Ismael, dubitando, se ne ritornò in Spaan con l'esercito suo. Or, essendo il Tartaro desideroso d'ingannar Ismael, gli domandò il passo per andar alla Meca, fingendo di voler visitare il suo profeta, cioè Macometto: ma Ismael, conosciuta la rete che 'l Tamberlano gli voleva tendere, non tanto gli negò il passo, quanto anche gli fece risposta con molto brutte parole: dimorò un anno in Spain per resistere all'impeto de' Tartari. Questo gran Tamberlano prese una volta quel medesimo paese, con tutta la Persia e la Soria, sí come se ne vedono memorie in Soria.
In capo d'un anno Ismael se ne tornò in Tauris, e per la venuta sua furono fatti grandissimi apparati in molti palagi, e tutta la città faceva feste e trionfi: dove io mi trovai, mandato da' mercanti per riscuotere dal traditor Chamainit il Casvene.
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