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      Hanno sempre qualche salvaticine, e massimamente cervi. Sono in quell'esercito artegiani di drappi, fabri, maestri d'arme e d'altre cose e mestieri che gli bisogna. E s'alcuno mi dicesse: «Come, vanno costoro come zingani?», rispondo di no, conciosiach'eccetto il non esser circondati di mura tali alloggiamenti paiono grossissime e bellissime città. Ritrovandomi, a questo proposito, un giorno alla Tana, sopra la porta della quale era una torre assai bella, ed essendo appresso di me un Tartaro mercante il quale guardava la torre, gli domandai: «Ti pare una bella cosa questa?» Ed egli, guardandomi e sorridendo, disse: «Poh, ch'ha paura fa torre». E in questo mi pare che dicano il vero.
      Ma perché ho detto de' mercanti, tornando al fatto nostro di quest'esercito, dico che sempre in esso si ritrovano mercanti che vi portano robbe per diverse vie, e ancora di quelli che passano pel lordo con intenzione d'andare in altro luogo. Questi Tartari sono buoni strozzieri, hanno girifalchi assai, uccellano a camelioni (che da noi non s'usano), vanno a cervi e ad altri animali grossi. Portano li detti girifalchi in una mano, sul pugno, e nell'altra hanno una crozzola, e quando sono stanchi mettono la crozzola sotto la mano, imperoché sono due tanto piú grossi che non è un'aquila. Alle volte passa qualche stormo d'oche sopra quest'esercito, e quelli del campo tirano alcune freccie grosse un dito, storte e senza penne, le quali, come sono andate in aria tant'alto quanto la forza del braccio ha potuto, si voltano e vanno in traverso, scavezzando dove giungono e collo e gambe e ali.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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