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      Sono alcuni i quali, partendosi da altri con opinion di non ritornar mai piú in quelle parti, facilmente si dimenticano delle amicizie, dicendo che mai piú non si vederanno insieme, e di qui viene che molte fiate non usano li modi che doveriano usare; i quali certamente, per quell'esperienza ch'io ho, non fanno bene, conciosiaché si soglia dire che monte con monte non si ritrova, ma sí ben uomo con uomo. Accadettemi, nel mio ritornar di Persia insieme con l'ambasciator d'Assambei, voler passare per Tartaria e per Polonia per venire a Venezia, quantunque poi io non facessi questo cammino. Allora avevamo in compagnia nostra molti Tartari mercanti. Domandai quel che fusse di questo Edelmulg: e mi fu detto ch'era morto e ch'avea lasciato un figliuolo, il qual si nominava Hagmeth, e dettemi contrasegni dell'effigie, in modo che, sí pel nome come per l'effigie, conobbi esser quello che il padre m'avea dato per figliuolo. E, come diceano quei Tartari, costui era grande appresso l'imperatore, sí che, se passavamo oltre, senza dubbio capitavamo nelle sue mani: e rendomi certo che da lui avrei avuta ottima compagnia, perché io l'avea fatta al padre e a lui. E chi avria mai stimato che trentacinque anni dopo, in tanta distanzia di paesi, si fussero ritrovati un Tartaro e un Veneziano?
      Aggiugnerò questa cosa (quantunque non fusse in quel tempo), perché fa a proposito di quello ch'io ho detto. Del 1455, essendo in un magazino di mercanti da vino in Rialto e scorrendo per quello, viddi dietro alcune botti da un capo due uomini in ferri, i quali alla ciera conobbi ch'erano tartari.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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