Il terzo giorno dopo giugnemmo a Vastan, città ruinata e male abitata, di circa 300 fuochi; due giornate lontano ritrovassimo una terra nominata Choi, la quale ancora essa era ruinata, e faceva da fuochi 400: vivono di artificii e di lavorar la terra. Essendo circa la fine del monte Tauro, deliberai di separarmi da questo califo: tolsi uno dei suoi compagni per mia guida, e in tre giornate fui appresso di Tauris, città famosissima. Essendo su la campagna, ritrovai certi Turcomani, i quali erano accompagnati con alcuni Curdi, che venivano verso di noi, li quali dimandarono dove noi andavamo; io li risposi che andava a ritrovare il signore Assambei, con lettere indrizzate a sua signoria. Richiesemi uno di loro che gliele mostrassi: e dicendogli io mansuetamente che non era onesto ch'io le dessi nelle sue mani, alzò un pugno e percossemi una mascella tanto fortemente che quattro mesi dopo mi durò quel dolore; batterono eziandio il mio interprete, e lascionne molto malcontenti, come si può pensare.
Come messer Iosafa gionse al signor Assambei, e l'accetto e presente ch'esso signor li fece; e descrivesi l'abitazione d'esso signore. D'una festa che si suol fare in piazza.
Cap. 9.
Gionti che fussimo a Tauris, che già fu detta Ecbatana, capo della Media, capitassimo in un caversera, cioè secondo noi fontego, donde io feci sapere al signore Assambei, il quale si ritrovava lí, che io era gionto e che desideravo d'andare alla sua presenzia. E subito la sequente mattina, mandando egli per me, mi appresentai a lui, cosí mal in ordine che mi rendo certo che tutto quello che io avevo in dosso non valeva duoi ducati.
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