Videmi volentieri, e di primo mi disse ch'io fussi il ben venuto, e che ben egli aveva inteso la morte del suo ambasciadore e degli altri due e de l'assassinamento fatto a noi, promettendo di provedere a tutto in modo tale che non avessimo alcun danno. Poi gli appresentai la lettera di credenza, la qual sempre tenevo in petto: fecela leggere a me, conciosiaché altri non si ritrovassi appresso di lui che la sapesse leggere, e interpretar da uno interprete. Inteso che ebbe quello ch'ella diceva, rispose che io dovessi andare alli suoi (parlando a nostro modo) consiglieri, e che dicessi tutto quello che n'era stato rubbato, e che lo mettessi in nota, e altro, se io aveva da dire; e poi che me n'andassi alla mia abitazione, dove, quando gli pareria tempo, manderia per me.
Il luogo dove ritrovai questo signore stava in questo modo: prima aveva una porta, e dentro di essa un spazio quadro di quattro over cinque passi, dove sedevano li suoi primi da otto in dieci; eravi poi un'altra porta appresso di questa, su la quale stava un uomo, per guardia di essa porta, con una bacchetta in mano. Entrato che fui in questa porta, trovai un giardino quasi tutto prato di trifoglio, murato di terreno, dalla banda dritta del quale è un lastricato; poi circa passa trenta è una loggia, a nostro modo in volto, alta da quel lastricato quattro over sei scalini. In mezo di questa loggia è una fontana simile a un canaletto, sempre piena; e nell'entrar di detta loggia, a man sinistra, stava il signore a sedere su un cussino di broccato d'oro, con un altro simile dietro alle spalle, allato del quale era un brocchiero alla moresca con la sua scimitarra: e tutta la loggia era coperta di tapeti; attorno sedevano li suoi primi.
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