Poco dopo ch'io fui giunto a casa fu mandato per me, e ritornato al signore fui domandato perché m'era partito: risposi ch'el meimandar mi avea dato licenzia, e il signore, indegnato contra di costui, lo fece chiamare e in sua presenzia distendere e battere; otto giorni dopo, per mia intercessione, fu tolto in grazia. Il giorno dietro che costui fu battuto, il signore mi fece chiamare la mattina: andai e lo trovai nel luogo sopradetto, e fui posto a sedere dove ero stato posto prima. In questo giorno (per esser giorno di festa, e per la venuta degli ambasciadori d'India) furon fatti molti onorevoli trionfi. E prima i suoi cortigiani furon vestiti di panni d'oro e di seta e di ciambellotti di diversi colori: erano a sedere nella loggia circa 40 dei piú onorevoli, negli anditi circa 100, di fuora de li anditi circa 200, tra le due porte circa 50, nella piazza attorno a torno circa 20000, tutti a sedere con aspettazion di mangiare, in mezo dei quali erano cavalli circa 4000. Stando in questo modo vennero gli ambasciadori d'India, i quali furon posti a sedere per mezo il signore, e incontinente s'incominciarono a portar li presenti, i quali passavano dinanzi al signore e a quelli che erano in sua compagnia, li quali furono li sopradetti. Dipoi circa uomini 100 l'un dietro all'altro, i quali avevano sopra le braccia cinque tolpani per uno, cioè cinque pezze di tele bombacine sottilissime, delle quali si fanno quelle sesse da mettere in capo: vagliono cinque in sei ducati l'una. Dapoi vennero sei uomini che avevano sei pezze di seta per uno in braccio; poi vennero nove, ciascuno dei quali aveva in mano una tazza d'argento, nelle quali erano pietre preziose, come dimostrerò di sotto.
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