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      Gli risposi che 'l presente era bellissimo e di grandissimo pregio, ma non peṛ tanto grande che egli non ne meritasse molto maggiore. Dopo questo esso mi disse: «Io ti voglio mostrare ancor le mie», e comanḍ che fusse tolta una tachia di seta da putto e che mi fusse data in mano. Io subito tolsi il fazzoletto in mano per pigliarla col fazzoletto e non la toccar con le mani, al quale atto esso mi guarḍ e, voltatosi ai suoi, sorridendo disse: «Guarda Italiani», come se laudasse la maniera e modo mio nel tor quella tachia. In cima di questa tachia era un balasso forato della forma di un dattilo, netto e di buon colore, di caratti cento, attorno del quale erano certe turchese grandi ma vecchie, e certe perle grosse, ancora esse vecchie. Dietro a questo fece portare alcuni vasi di porcellana e di diaspro molto belli. Un'altra volta ch'io fui con esso, lo ritrovai in una camera sotto un paviglione, e allora mi dimanḍ quello mi pareva di essa, e se di cosí fatte se ne facevano nei luoghi dei Franchi; gli risposi che me ne pareva benissimo, e che non era da far comparazione tra i nostri luoghi e i suoi, conciosiaché molto maggior potenzia sia la sua che la nostra, e che da noi non si usano simil camere: e in vero era bellissima, ben lavorata di legnami, in modo di una cuba fasciata di panni di seta ricamati e dorati, e il pavimento tutto era coperto di bellissimi tapeti; poteva volger da quattordici passi. Sopra di questa camera era una tenda quadra, grande, ricamata, distesa in forza di quattro arbori, la quale gli faceva ombra; tra la quale e la cuba era un bel paviglione di boccascin, dalla parte di dentro tutto lavorato e ricamato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Italiani Franchi