Cap. 12.
Il dí seguente, andando per esser con lui, lo ritrovai nella terra in uno campo grande, nel quale prima erano stati seminati frumenti, e dipoi per fare una festa segati in erba, e pagati a quelli di chi erano. In quello erano drizzati molti paviglioni, e il signore, voltosi verso alcuni di quelli che erano con esso lui, disse: «Andate e mostrategli questi paviglioni». Erano in numero circa cento, dei quali me ne furono mostrati circa 40 dei piú belli. Tutti avevano le lor camere dentro, e le coperte stratagliate di diversi colori, e in terra tapeti bellissimi, tra i quali e quelli del Cairo e di Borsa, al mio giudizio, è tanta differenza quanta è tra li panni di lana francesca e quelli di lana di San Matteo. Mi fece poi entrare in due paviglioni, i quali erano pieni di vestimenti secondo la loro usanza, di seta, e d'altre sorti di panni messi in un cumulo, da una delle bande dei quali erano molte selle fornite d'argento, e mi dissero: «Tutti questi fornimenti il dí della festa saranno donati via dal signore»; le selle erano 40. Mi mostrarono eziandio due porte lavorate, grandi, di sandali, di piedi sei l'una, intagliate con oro e radici di perle per entro, a lavor di tarsia; poi me ne tornai al signore, dal quale tolsi licenzia.
Il seguente giorno lo ritrovai a sedere nel suo luogo usato, dove gli furono portate otto piatene grandi di legno, in ciascuna delle quali era un pan di zuccaro candí fatto in diversi modi, di peso di libbre otto l'uno; attorno erano tazzette con confezioni di diversi colori, ma per la maggior parte di trezie.
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Cairo Borsa San Matteo
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