Questo e altri mercanti entrano, e se vi cognoscono alcuni vanno a sedere lí; se non, seggono dove lor piace in questi botteghini, ciascun dei quali è sei piedi per quadro; e quando sono piú mercanti, seggono uno per botteghino. A un'ora di giorno vengono alcuni, con lavori di seta e d'altre sorti in braccio, e passano intorno non dicendo altro; ma i mercanti che stanno lí, se veggono cosa che piaccia loro, gli chiamano e guardanla da presso se gli piace: il pregio è scritto su una carta attorno il lavoro. Piacendogli il lavoro e il pregio, lo toglie e gittalo dentro nel botteghino. E queste cose si spacciano in un tratto senza far altre parole, imperoché colui che ha data la robba, conoscendo il patron del botteghino, se ne parte senza dir altro. E questo mercato dura fino a ora di sesta; a ora di vespero vengono i venditori e tolgono i lor dinari. Se qualche fiata non trovano chi compri le lor robbe per il pregio notato attorno, hanno costume di abbassare il pregio e ritornare un altro giorno.
Dicesi che quella terra vuole al giorno due some di seta, che sono al modo nostro libre mille di peso. Di lavori di ciambellotti e gottoni e altri simili non dico altro, perché da quelli di seta che si fanno si può far stima quanto piú si faccia di quell'altre cose.
Della bella città di Siras, e delle mercanzie che vi si truovano.
Della terra detta Eré; di Cini e Macini provincie. Della provincia del Cataio:
la liberalità che si usa in quel paese verso i mercanti; del luogo ove sta il signore; il modo ch'egli tiene in spacciar gli ambasciatori; della sua gran giustizia.
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Siras Cini Macini Cataio
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