Cap. 18.
Tutto il cammino fin qui fatto si drizza alla via di scirocco; tornerò per la via di levante, perché, partito da Tauris, fin a Spahan son venuto quasi per levante. E prima dirò di Siras, terra di sopra nominata, la quale è l'ultima della Persia alla via di levante ed è terra grandissima: volge con i borghi da miglia venti; ha popolo innumerabile, mercanti assaissimi, perché tutti li mercanti che vengono dalle parti di sopra, cioè da Eré, Sammarcant e da lí in suso, volendo venir per la via della Persia passano per Siras. Qui capitano gioie assai, sete, spezie minute e grosse, reobarbari e semenzine. È del signore Assambei, circondata di muri di terreno assai alti e forti e di fossi, con le sue porte, ornata di assaissime e bellissime moschee e case, ben adornate di mosaico e altri ornamenti; fa da 200000 anime e forse piú; si sta in essa sicuramente, senza vania di alcuno.
Partendosi di qua si esce della Persia e vassi ad Eré, terra posta nella provincia di Zagatai. Questa terra è del figliuolo che fu del soldano Busech: è grandissima, minor però un terzo che non è Siras; lavora di sete e d'altri lavori come Siras. Non dico dei castelli, terricciole e ville assai poste a questa via, per non aver cosa memorabile. Vassi poi per greco, camminando per luoghi deserti e sterili dove non si truovano acque, salvo che di pozzi fatti a mano; erbe poche si hanno, boschi manco: e dura questo cammino quaranta giornate. Poi si ritruova in quella istessa provincia di Zagatai Sanmarcant, città grandissima e ben popolata, per la qual vanno e vengono tutti quelli di Cini e Macini e del Cataio, o mercanti o viandanti che siano: in essa si lavora di mestieri assai, i signori della quale furon figliuoli di Giausa.
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