Per le qual cose si può comprendere che questa terra è terra di libertà e di gran giustizia.
Il modo che si osserva circa le mercanzie. Della moneta e religion de' Cataini. Della città detta Cuerch. Di una fossa d'acqua qual dicono aver gran virtú contra la lebra e contra le cavallette, e di alcuni uccelli ch'ammazzano le cavallette.
Cap. 19.
Circa il fatto delle mercanzie, intesi che tutti li mercanti che vengono in quelle parti portano le lor mercanzie in quei fonteghi, e li deputati a ciò le vanno a vedere, ed essendovi cosa che piaccia al signore pigliano quel che gli piace, dando loro all'incontro altre robe per il valsente di essa; il resto rimane in libertà del mercante. A minuto in quel luogo si spende moneta di carta, la quale ogn'anno si muta con nuova stampa, e la moneta vecchia in capo dell'anno si porta alla zecca, dove gli è data altratanta di nuova e bella, pagando tuttavia duo per cento di moneta d'argento buona; e la moneta vecchia si gitta in fuoco. L'argento e l'oro si vendono a peso, e si fanno anche di questi metalli certe monete grosse.
La fede di questi Cataini stimo che sia pagana, quantunque molti di Zagatai e d'altre nazioni le quali vengono di là dicano che sian cristiani; imperoché dimandandogli io in che modo sanno che siano cristiani, mi risposero che nelli lor tempii essi tengono statue come facciamo noi. Accadettemi nel tempo ch'io era nella Tana, stando il detto ambasciadore insieme con me, come ho detto di sopra, che mi passò davanti un Nicolò Diedo, nostro Veneziano vecchio, il quale alle fiate portava una veste di panno fodrata di cendado a maniche aperte (come già si usava in Venezia), sopra uno giuppon di pelle, con un capuccio in spalla e cappello di paglia in capo da soldi quattro.
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