Della crudeltà che usò certa setta de macomettani contra cristiani.
Cap. 26.
Sul mare da questa parte è un'altra città nominata Bacha, dalla quale è detto il mare di Bacha, appresso la quale è una montagna che butta olio negro di gran puzza, il qual si adopera ad uso di lucerne la notte, e ad unzione di cameli due volte l'anno, perché non gli ungendo diventano scabiosi. Nella campagna del monte Caspio signoreggia un Tumambei, che in nostra lingua vuol dire signore di diecimila, sotto la signoria del quale s'usano case della forma di una berretta, simili in tutto e per tutto a quelle delle quali abbiamo parlato nella prima parte, fatte d'un cerchio di legno forato intorno intorno, di diametro d'un passo e mezo, nel qual ficcano certe bacchette che nella parte superiore tutte divengono in uno circuletto piccolo, e poi tutto cuoprono di feltro o di panni, secondo la lor condizione; e quando non piace loro d'abitare in un luogo, tolgono le dette case e le mettono su carri, e vanno ad abitare altrove.
Ritrovandomi io da questo signore, giunse lí un figliuolo dell'imperator tartaro, il quale aveva tolto per moglie una figliuola di questo signore, il padre del quale nuovamente era stato scacciato di signoria. Costui si era posto in una di simil case e stavasi a sedere in terra, e alla giornata era visitato da alcuni del suo paese, e ancora da qualcuno del paese dove si ritrovava. Il modo di questa visitazione era che, quando giungevano appresso la porta un tiro di pietra con mano, se avevano arme le mettevano in terra, e fatti alcuni passi verso la porta s'inginocchiavano: e questo facevano due e tre volte, andando sempre piú avanti, pur che stessino da lontano almeno dieci passa; e in quel luogo dicevano il fatto loro, e avuta che avevano la risposta ritornavano indietro, non voltando le spalle al signore.
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Bacha Bacha Caspio Tumambei
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