Adunque, camminato che avemmo giornate sette, ci voltammo a man dritta incontra la Zorzania, nelli confini del mar Maggiore, nella quale entrammo perché il signore aveva volontà di depredarla. Il quale mandò avanti li loro corridori, secondo il lor costume, che furono da cavalli cinquemila, i quali si facevano piú avanti che potevano tagliando e bruciando i boschi, imperoché avevamo da passare montagne grandi e boschi grandissimi. Noi vedevamo i fuochi da lontano e sapevamo che via avevamo da tenere, e insiememente trovavamo la via fatta. Due giornate dentro alla Zorzania giungemmo a Tiflis, la quale, per esser non solamente essa ma tutta la regione di questa parte di qua abbandonata, avemmo senza contrasto.
Passando piú oltra andammo a Gori e ad alcuni altri luoghi circonstanti, i quali tutti furono depredati: e fatto quest'istesso d'una gran parte della regione, il signor Assambei venne a composizione col re Pancrazio, re della Zorzania, e con Gorgora, il qual confina con questo re, che gli dessero 16000 ducati, e lasseria loro tutto il paese eccetto Tiflis. Onde, volendo pagare il re Pancrazio e Gorgora questi danari, mandorno quattro balassi, i quali erano ragionevoli, non cosí grandi né cosí belli come quelli che si mostrano su l'altar di San Marco in Venezia, ma di quella sorte. Il signore Assambei, avuti questi quattro balassi, mandò per me, che io gli dovessi vedere e stimare: e prima ch'io andassi dal detto signore, gli ambasciadori del re Pancrazio e di Gorgora, che avevano portati li balassi, mi mandarono a dire ch'io dovessi far buona stima, essendo ancora essi cristiani.
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