In questo giungemmo a Baruto, e ivi a pochi giorni venne una nave di Candia, con la quale di suo ritorno passai in Cipro, e di quel luogo, con l'aiuto del Signor Dio, me ne venni a Venezia.
Della superstizione d'alcuni. Il costume di quelle genti quando si fa la commemorazione de' morti, e delle lor sepolture.
Cap. 29.
Parmi ragionevole, dapoi ch'io ho detto le cose appartenenti al cammino, ch'io dica eziandio le cose appartenenti alcune a soperstizione, e alcune a simulazione di religione, e alcune alla mala compagnia che hanno li cristiani in quei luoghi ch'io viddi. Essendo adunque per camminare verso Sammacchi, alloggiai a uno spedaletto nel quale era una sepoltura, sotto un volto di pietra; appresso questa sepoltura era un uomo di tempo, con barba e capelli lunghi, nudo, salvo che con una pelle era un poco coperto davanti e di dietro, il quale stava a sedere in terra sopra un pezzo di stuora. Io lo salutai e dimandai quel ch'esso faceva: mi rispose che vegghiava suo padre, e io gli domandai chi era suo padre. Ed egli a me: «Padre è chi fa bene al prossimo; con questo che è in questa sepoltura io sono stato trenta anni, hogli fatto compagnia in vita, e gliela voglio fare ancora dopo la morte, di modo che voglio, quando morrò, esser sepelito ancora io in questo luogo. Ho veduto del mondo assai, ora ho deliberato di star cosí fino alla morte».
Un altro, ritrovandomi in Tauris il giorno della commemorazion dei morti, nel qual giorno eziandio appresso di loro era la commemorazion de' morti, viddi stando in un cimiterio un poco lontano, che stava a sedere appresso una sepoltura e aveva molti uccelli addosso, ma specialmente corvi e cornacchie; e credendomi io che fusse un corpo morto, dimandai a quelli che erano meco che cosa era quella ch'io vedevo: mi risposero che era un santo vivo, a cui non si trovava in quel paese un altro simile.
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