Trovossi un macomettano, a lor modo santo, il quale andava nudo come vanno le bestie, predicando e parlando delle cose della lor fede. Costui, avendo fatto già un buon credito, e avendo acquistato un gran concorso di popoli idioti che 'l seguitavano, non si contentando di quel ch'aveva, disse che voleva farsi serrare in un muro e starvi quaranta giorni digiuno, affermando che gli bastava l'animo d'uscir sano e di non aver per questo offesa alcuna al corpo. Volendo adunque far questa isperienza, fece portar pietre cotte alla foresta, delle quali, con gesso che in quelle parti si adopera per calcina, si fece far una casetta rotonda, nella qual fu murato. E ritrovandosi nel fine di quaranta giorni vivo e sano, tutti gli altri si stupivano. Uno, il quale era piú accorto, sentí che in quel luogo era stufo di certo sapore di carne, e facendo cavare trovò la magagna. Venne la cosa ad orecchie del signore, il qual lo messe nelle mani del cadi lascher; fu ritenuto eziandio un certo suo discepolo, il quale senza troppo tormento confessò che aveva forato il muro da una parte all'altra e messovi un cannoncino, per il quale di notte gl'infondeva brodi e altre cose sostanziali: e ambidui furono fatti morire.
Quanto alla mala compagnia ch'hanno i cristiani in quei luoghi ch'io viddi, reciterò quello ch'io intesi del 1478, del mese di decembre, da uno Pietro di Guasco genovese, nato in Capha, il quale nel tempo ch'io era in Persia venne ivi e stette con me circa tre mesi. Costui, domandato delle novelle di quelle parti, mi disse che un giorno, essendo in Tauris uno Armeno chiamato Chozamirech, ricco mercante, in bazarro, a certa sua bottega di orefice, venne ivi uno azi, a lor modo santo, e dissegli che dovesse rinegar la fede di Cristo e farsi macomettano.
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