Io ringraziai assai sua signoria, pregandola cosí volesse fare; e dissemi che aspettava un ambasciadore di Lituania, il qual doveva andare con presenti all'imperador de' Tartari, il quale imperadore gli manda ducento cavalli de' Tartari per accompagnarlo sicuro, e confortandomi volse che io aspettassi il detto ambasciadore, col quale mi accompagneria e fariami passar sicuro: e cosí deliberai di fare. Ce n'andammo a disinare, in vero onorevolmente apparecchiato e abbondantemente di tutto, facendomi onore assai. Eravi un suo fratello vescovo e molti altri gentiluomini, e avevano alcuni cantori i quali mentre desinammo cantarono.
Fecemi star molto longamente a tavola, con mio grande affanno, percioché piú tosto mi bisognava riposo che altro. Desinato che avemmo, tolsi commiato da sua signoria e andai al mio alloggiamento, che era nella terra; ed esso rimase nel castello dove era la sua stanzia, il quale è tutto di legname. Ha una fiumana, che si chiama Danambre in lor lingua, e nella nostra Leresse, la qual passa appresso la terra, che mette fino in mar Maggiore.
Stemmo nel detto luogo fino a dieci dí, dove giunse il detto ambasciadore; e la mattina che fummo per partire volse che udissimo la messa, e benché per avanti gli avevo parlato del mio essere lí, nondimeno, udita la messa e abbracciati insieme, l'antidetto Pammartin mi fece pigliar la mano del detto ambasciadore, e dissegli: «Questi è come la persona del nostro re, e però fa che tu lo conduca a salvamento in Capha»; e ciò fece con parole tanto calde quanto dir si potesse.
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