La detta terra è posta sul mar Maggiore, ed è molto mercantile e ben abitata di ogni generazione, e ha fama d'esser molto ricca. Mentre ch'io stetti nella detta terra, avendo in animo d'andare al Fasso, noliggiai una nave la qual era nel mar delle Zabacche, patron Antonio di Valdata: e mi convenne andare a cavallo per trovar la detta nave per far tal nolo. Ma, fatto questo, mi fu porto un partito per uno Armeno chiamato Morach, il quale era stato a Roma, e si faceva ambasciadore di Ussuncassan, insieme con un altro Armeno vecchio, che dove io voleva andare a dismontare al Fasso, mi faria dismontare in un altro luogo chiamato la Tina, circa miglia cento lontano da Trebisonda, che era dell'Ottomano; e che subito smontati in terra montaremmo a cavallo, promettendomi che in 4 ore mi metteria in un castello d'uno Ariam sottoposto ad Ussuncassan, dandomi anche ad intendere che in quel luogo della Tina non v'era altro che un castello de' Greci, e che senza dubio alcuno mi metteria sicuro nel detto castello. A me per conto alcuno non piaceva tal partito, ma, esortandomi molto il consolo e suo fratello, ancor che mal volentieri, ne fui contento.
Adí III giugno 1474 partimmo di Capha, e venne in mia compagnia il detto consolo; e il giorno sequente fummo ove era la nave, la quale avevo noliggiata per ducati settanta, ma per mutar viaggio me le convenne dare ducati cento. E perché dove andavamo a smontare io era informato che non si trovavano cavalli, ne caricai nove sopra la detta nave, per rispetto delle guide, e anco per poterci condur dietro delle vettovaglie per li paesi della Mengrelia e Giorgiania.
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