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      Adí 15, caricati li detti cavalli, facemmo vela ed entrammo nel mar Maggiore, tenendo alla volta del detto luogo della Tina e navigando con prospero vento. Ed essendo circa venti miglia lontani e non avendo ancor vista del detto luogo, il vento saltò a levante, nostro contrario, tenendo pur alla detta volta; ma, sentendo io che li marinari parlavano tra loro, e volendo intendere quello dicevano, mi dissero che erano per fare quanto io volevo, ma che mi accertavano che il detto luogo era molto pericoloso. Vedendo io tal cosa, e vedendo che quasi pareva che nostro Signore Iddio non voleva ch'io capitassi male, deliberai andare alla volta di Liati e Fasso, e fatta questa deliberazione di lí a poco fece tempo prospero, e navigammo con venti piacevoli.
      Adí 29 giunsi al Varti, e per esser li cavalli mal condizionati deliberai metterli in terra e farli andar al Fasso, dove diceano esser miglia 60; nel detto luogo si trovava un Bernardino, fratello del nostro patrone, il qual venne a nave, e inteso come noi volevamo andare alla Tina, affermonne che se vi andavamo tutti eravamo presi per schiavi, e che sapeva certo che nel detto luogo si trovava un sobassi con molti cavalli, per visitar quei luoghi secondo la loro usanza.
      Ringraziai Iddio, e partimmi di lí. Il detto Varti ha un castello con un poco di borgo, d'un signore che si chiama Gorbola, pur paese de' Mengreli, e ha un'altra terra che si chiama Caltichea, posta sul mar Maggiore, di poca condizione: pur vi capitano delle sete e traggonsene canavaccie e qualche cera, ma non da conto, per esser genti misere d'ogni condizione.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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