Dopo alcuni giorni venne un figliuol di Ussuncassan chiamato Masubei, con cavalli mille, per stare al governo di Tauris per dubio di quel Zagarli, al quale andai, e con fatica ebbi da lui audienzia. Convennemi donargli una pezza di ciambellotto, e dapoi salutatolo gli dissi ch'io andava dal signore suo padre, e lo pregai che mi volesse dar qualche buona compagnia: appena mi rispose, e mostrò di non si curare. Tornai al mio alloggiamento, e le cose cominciarono a peggiorare, percioché il detto Masubei volse tor danari dal popolo per far gente, il qual non li volse dare, e serrarono tutte le botteghe. Onde mi fu forza per la detta cagione partirmi dal caversera, e ridurmi in una chiesa d'Armeni, dove mi fu dato un poco d'alloggiamento per noi e per i cavalli, e non lasciare uscir fuora alcun dei miei. Con che animo dovevo stare con la mia famiglia si può considerare, che in vero di continuo stavamo ad aspettare di esser malmenati: ma il nostro Signor Dio, che per sua misericordia ne aveva campati da tanti pericoli fino lí, ne volse anche salvare.
Adí V settembre 1474, stando pur in Tauris, giunse Bartolomeo Liompardo, mandato dalla nostra illustrissima Signoria al detto signor Ussuncassan, il qual mi trovò in Cafa, ed era con lui uno Brancalion suo nipote. Costui volse andare per via di Trabisonda, e venne un mese dopo me, onde deliberai mandare il detto Agostino a Venezia con mie lettere alla nostra illustrissima Signoria, e dar aviso del tutto: e lo mandai per via di Aleppo, il quale andò a salvamento, ma con gran pericolo.
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