Era il terzo giorno che non avevo mangiato cosa alcuna, e mi dette un poco di latte agro, e lo ricevetti in somma grazia e mi parve molto buono. Di lí a un poco vennero molti Tartari ch'erano sul detto polesene per loro bestiame, e guardavanmi mostrando fra loro molto maravigliarsi a che modo io fussi capitato lí, non v'essendo mai stato cristiano alcuno: io non diceva cosa alcuna, ma mi facevo ammalato piú ch'io potevo. Quel Tartaro mostrava molto favorirmi, e credo che niuno osava parlare per rispetto dell'ambasciadore, che era grande uomo.
Adí 14, che fu la vigilia di nostra Donna, per onorarmi fece ammazzare un buon agnelletto e fecelo arrostire e lessare, non pigliando fatica alcuna di lavar la carne, percioché dicono che lavandola perde tutto il suo sapore; non fanno anche caso di spumarla, salvo che con qualche frasca: e cosí mi fece portare di detta carne e latte agro avanti, e benché fusse la vigilia di nostra Donna (la quale pregai che volesse perdonarmi, perché non potevo piú), ci mettemmo a mangiar tutti insieme. Fecero anche portar del latte di cavalla, del quale ne fanno grande stima, e voleano ch'io ne bevesse, perché dicono che genera gran forza all'uomo: ma perché egli aveva una maladetta puzza non ne volsi bere, e l'ebbero quasi a male. E a questo modo stetti fino adí 16 a mezogiorno, che essendo venuto Marco con la caravana per mezo il detto polesene over isolotto, mandò un Tartaro con un Rosso delli suoi a chiamarmi, e subito mi fece montare in un zoppolo e passar dov'era la caravana.
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