Cosí montai sul detto zoppolo, io e prete Stefano e due Rossi, che con certi legni governavano il zoppolo, per passar dall'altra banda del fiume, ch'era, tengo certo, piú d'un grosso miglio d'una banda all'altra: ma fu molto piú, per rispetto della gran correntia dell'acqua, che di continovo menava giuso, e per il zoppolo che faceva acqua. Ma noi due il meglio che potevamo lo seccavamo, stando a sedere in acqua, con gran fatica ed estremo pericolo: e cosí, con l'aiuto del nostro Signor Dio, passammo a salvamento dall'altra banda.
Discaricato che fu il zoppolo, li Rossi volevano ritornare, ma non fu possibile perché era tutto fracassato, onde fu forza che restassero: ed erano in tutto sei. La mattina tutta la caravana dovea passare ma, levatosi il vento da tramontana, che durò due giorni, non fu possibile. Li miei, che guardavano li cavalli, non aveano punto da vivere, né anche in dosso, perché tutto avevo portato meco, onde si pò considerare che animo doveva essere il nostro. Stando cosí, volsi pur intendere come era stata governata la mensa, e trovai che l'era stato dato un gran fracasso, onde molto mi spaventai: però tolsi io a governarla, benché fussi tardo, con deliberazion di metter al foco per ogni desinar solamente una scodella di risi, e cosí la sera, dando per rata ora cipolle ora aglio, con un poco di latte agro, secco; e per qualche giorno ne toccò qualcun di quelli biscotelli per uno, stando a sedere atorno i risi, dove ciascuno mangiava la sua parte, e io in ciò mi mandavo equale a loro.
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Stefano Rossi Signor Dio Rossi
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