Ma nei detti due giorni che stemmo lí, perché trovammo de' pomi salvatichi, per risparmiar la mensa ne lessavamo e mangiavamo; passati poi li due giorni, tutta la caravana passò con le dette zattare, sopra le quali erano tutte le lor robbe: e in alcuna d'esse erano sei, in alcuna sette cavalli, con altretanti Tartari che gli guidavano, avendo legate le corde alle code di detti cavalli. Ma facemmo entrare tutti li cavalli nudi nella fiumara, accioché tutti a un tratto passassino, come fecero: che certo fu bella e presta provisione, ma pericolosa. Passati che furno tutti e riposati alquanto, caricorno le robbe e ci mettemmo a cammino, lasciando la fiumara: della qual, secondo il mio giudicio, tengo non sia un'altra maggiore in molti luoghi, perché mostra esser larga piú di due miglia, con le rive alte e molto profonda.
Il clarissimo ambasciadore passa il gran deserto dell'asiatica Sarmazia e arriva in Moscovia, città della Rossia bianca, e appresentasi al duca.
Cap. 8.
Col nome di Dio, com'è detto, ci mettemmo a cammino, e sí come da prima camminavamo per tramontana, cosí poi molte volte per ponente, non si mostrando segno di via alcuna, ma tutto era campagna deserta. Li Tartari diceano che noi eravamo per tramontana piú di quindici giorni sopra della Tana, la qual secondo me aveamo passata, camminando sempre all'usato, e riposando a mezogiorno e nell'imbrunir della sera. Il nostro riposo era sopra la terra e per coperta avevamo l'aere col cielo, mettendoci la notte quasi sempre in fortezza, per dubbio ch'aveamo di non esser assaltati: e di continovo aveamo tre guardie, una a man destra, l'altra a sinistra e la terza avanti; e alcune volte non trovavamo acque, né per noi né per li cavalli il giorno, né meno la sera dove riposavamo.
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