Onde, avendo io fatta ogni sperienza, sí col signore come con Marco, mi deliberai mandar prete Stefano a Vinezia dall'illustrissima Signoria nostra e di tutto darle aviso, accioché con la sua consueta clemenzia e benignità mi provedesse accioché in quei paesi non fusse la mia fine.
Adí VII ottobre 1476 feci cavalcare il detto prete Stefano, e in sua compagnia un Nicolò da Leopoli, pratichissimo di tal cammino: cosí partirono e io rimasi lí nel detto luogo, nel qual si ritrovò un maestro Trifon orefice da Cataro, il qual aveva fatto e faceva di molti belli vasi e lavori al signor duca. Vi si ritrovava anche un maestro Aristotele da Bologna ingegniero, che facea una chiesa su la piazza, e anche molti Greci da Constantinopoli, ch'erano andati lí con la despina: con li quali tutti feci molta amicizia. La stanza che mi avea dato il detto Marco era piccola e spiacevole, e mal vi si potea alloggiare, ma per mezo d'esso Marco fui messo ad alloggiare in casa dove stava il detto mastro Aristotele, che era quasi appresso il palazzo del signore, ed era assai conveniente casa. Da lí a pochi giorni (onde procedesse non intesi) mi fu fatto comandamento per nome del signore ch'io uscissi della detta casa, e con fatica me ne fu trovata una fuor del castello con due stufette, in una delle quali stavo io e nell'altra la famiglia, dov'io stetti fino al mio partire.
Questa terra di Moscovia è posta sopra un picciol colle, ed è fatto tutto di legnami, cosí il castello come il resto della detta terra.
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