Poi trovammo un'altra terricciuola chiamata Smolencho, e di lí partimmo con un'altra guida, e uscimmo fuora del paese del duca di Moscovia ed entrammo nella Lituania, ch'è di Casimir re di Polonia; poi andammo in una terricciuola chiamata Trochi, dove trovammo la maestà del detto re.
Ma nota che da dí 21 gennaio, che partimmo da Moscovia, fino adí XII febraio, che giugnemmo in detto luogo di Trochi, caminammo sempre per boschi, ma tutto pianura con qualche collina; pur qualche volta trovavamo qualche casale dove riposavamo, ma il piú delle volte dormivamo nei boschi. E cosí a mezogiorno mangiavamo in alcuni luoghi, dove trovavamo i fuochi fatti per persone state poco avanti lí, a mezogiorno over la sera, trovavamo il ghiaccio rotto per abeverar li cavalli e altri assai bisogni. Noi adunque giugnevamo legne al fuoco, e tutti lí attorno mangiavamo di quel poco che noi avevamo: e certamente patimmo sinistro assai nel nostro venire, e quando eravamo scaldati d'una banda ci voltavamo dall'altra, e io dormiva nel mio sano per non dormire in terra. Camminammo sopra una fiumara ch'era agghiacciata giornate tre, sopra la qual dormimmo due notti, e dissero ch'avevamo fatto trecento miglia, che fu grandissimo cammino.
La maestà del re, inteso che ebbe la mia venuta, mandò due suoi gentiluomini cavalieri ad allegrarsi meco del mio esser gionto salvo, e convitarmi per il giorno seguente a desinar con sua maestà: e il detto giorno, che fu adí 15, mi mandò a presentar una vesta di damaschin cremesin foderata di zebellini, e chiamommi da sua maestà, e volse ch'io entrassi in uno delli suoi sani, menato da sei corsieri bellissimi, con quattro suoi baroni che stavano a piedi di fuori del sano, e accompagnato da altri molto onorevolmente.
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