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      Cap.7.
     
      Se questa cosa fusse da esser trattata con la moltitudine de' popoli, senza dubbio ella saria per aver maggior fatica e difficultà, percioché non saria cosí facil cosa il persuader loro che lasciassero o mutassero le religiose usanze dei lor antichi padri; nondimeno, ancora che cosí fusse, non saria da esser sprezzata da un vigilante pastore, anzi con maggiore studio e diligenza bisogneria affaticarsi, che tante milioni d'anime, che sí poco son lontane dalla via della salute, si riducessero al gregge di Cristo. Ma essendo ora tutta la cosa posta nel principe solo, e tale che di sua volontà spessissime volte ha mostrato desiderar quest'unione, quale scusa averanno i nostri pastori se, disprezzando la salute di tanti, non solamente non sollecitino o ricerchino quel principe, ma, venendo esso a noi spontaneamente con infinito numero di popoli, di libera sua volontà chiedendo d'esser ricevuto insieme con noi nella unione del gregge ecclesiastico, non lo ricevano, anzi lo rifiutano e lo scaccino per colpa e avarizia loro? Mi vergogno e mi rincresce dire, e non lo dico senza dolore, quel che avenne altre volte: ma la cosa sí è nota che non si può celare, e sí grave che non può essere scusata né dissimulata. Gli aversarii nostri la sanno, e ogni giorno con nostra vergogna con parole superbe gridano contra noi e contra i difensori di questa sedia.
      Già circa 50 o 55 anni, quando mio padre era in quei paesi, il che spesso e con dolore gli udi' raccontare, colui che allora era principe de' Moscoviti (non so se fusse il sopradetto Giovanni overo il suo predecessore) aveva mandato li suoi ambasciadori da quell'ultima parte del mondo a questa sedia apostolica, per ottenere quest'unione; ma colui che allora sedeva sopra la catedra di san Pietro, cercando piú tosto le cose proprie che quelle di Giesú Cristo, domandava loro un grandissimo tributo ogni anno, per segno e ricognizione, come diceva, d'ubbidienza, e non so che per le decime e annate.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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