Ma essendo quasi nel medesimo giorno passati di questa vita re Giovanni e papa Iulio, e levato via il mezano a far ciò, egli si rimase di mandare ambascieria.
S'accese poi la guerra tra lui e Sigismondo re di Polonia, ed essendo successo ai Poloni la cosa felicemente, avendo ottenuta una vittoria notabile appresso 'l fiume Boristene, furono fatte in Roma le processioni, come se fussero stati vinti e uccisi gli nimici del nome cristiano: la qual cosa fu cagione di non poco allontanar l'animo del re Basilio e di tutti i suoi sudditi dal pontefice romano. Ma essendo morto papa Adriano sesto, e lasciato il sudetto messer Paolo già la seconda volta apparecchiato al viaggio, Clemente settimo, che successe nel papato, mandò il sopradetto, che ancora s'andava rivolgendo per l'animo il viaggio di Levante, con lettere in Moscovia, per le quali con affettuosissime esortazioni invitava il re Basilio a riconoscere la maestà della Chiesa romana, e a fare, tenendo nelle cose della fede una medesima opinione, una confederazion perpetua, la quale gli affermava dover essere a grandissima sua conservazione e onore: di modo che pareva che 'l pontefice gli promettesse, per la sacrosanta auttorità papale, dandoli le insegne regali, di nominarlo re se, lasciata la setta de' Greci, si riducesse sotto l'auttorità della Chiesa romana. E veramente Basilio desiderava d'acquistarsi il titolo di re per concessione del papa, giudicando che il darlo s'appartenesse alla ragione e maestà papale, percioché aveva saputo che anche gl'imperadori per antica usanza pigliavano dai sommi pontefici la corona d'oro e lo scettro, che sono insegne dell'imperio romano; benché si diceva che egli, avendo mandato piú e piú volte ambasciadori, aveva ricercato cotal titolo da Massimiliano imperadore.
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