Messer Paolo adunque, il quale da giovanetto con corso piú tosto felice che con molto guadagno aveva imparato a trascorrere il mondo, benché vecchio e afflitto da una vecchia malattia di difficultà d'urina, con prospero e presto viaggio arrivò nella città di Moscovia, dove fu da Basilio benignamente ricevuto. Intanto se ne stette due mesi nella sua corte e, diffidatosi delle proprie forze e ispaventato dalla difficultà di quel lunghissimo viaggio, avendo del tutto poste da parte tutte le speranze e gl'intricati pensieri della mercanzia dell'India, insieme con Demetrio ambasciadore se ne ritornò a Roma, prima che noi pensassimo che fusse arrivato in Moscovia. Il pontefice comandò che Demetrio fusse ricevuto e alloggiato nella piú magnifica parte del palazzo di San Pietro, dove sono camere dorate, letti di seta e panni d'arrazza d'eccellentissimi lavori, e ordinò che fusse vestito di seta, e gli assegnò per compagno, a trattenerlo e mostrargli le reliquie e le antichità di Roma, Francesco Cheregato, vescovo aprutino, uomo che spesse volte in lontane e dignissime ambascierie era stato adoperato, e dal detto Demetrio pur in Moscovia per parole di messer Paolo era conosciuto.
Poi che Demetrio si fu alquanti giorni riposato, e lavato il succidume che per il lungo e faticoso viaggio aveva adosso, ed essendosi vestito d'un magnifico abito che s'usa nella sua patria, fu condotto dinanzi al papa: e umilmente inginocchiato secondo l'usanza gli baciò li piedi, e a nome suo e del suo re gli fece un presente di pelli di zebillini, dandogli poi le lettere di Basilio, le quali egli prima e poi l'interprete schiavone Nicolò da Sebenico le tradussero in lingua latina.
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