Questo medesimo fu il primo che 'l castello e la sua sedia, come oggidí si vede, con il muro fortificò. Delle donne era cosí crudel nimico che, venendogli incontra alcuna donna, poco mancava che non tramortisse. Alli poveri li quali erano da' ricchi oppressi e ingiuriati non era l'intrare a lui per alcun tempo concesso. Il piú delle volte, nel suo desinare e cena, si dava al continovo bere, che di quel poi ripieno e ben satollo era dal sonno gagliardamente oppresso: e restando tra questo mezo gli altri convitati dal timore persi e in silenzio, destatosi, era consueto a nettarsi gli occhi e a scherzare, e lieto e festoso dimostrarsi.
Benché fosse potentissimo signore, nondimeno era costretto a dare ubidienza agli Tartari, percioché, ogni volta che gli ambasciatori di Tartaria venivano a lui, fuora della città ne giva loro incontro, e stando in piede dava grata audienza agli oratori che sedevano. La qual cosa la sua consorte, che greca era, ebbe tanto a sdegno e molestia che giornalmente diceva essere maritata ad un servo delli Tartari, e non a persona libera; e questa tal servile consuetudine gli era tanto affissa nel core che alcuna volta persuadeva al marito che, venendo gli oratori delli Tartari, fingesse di dover essere ammalato in letto. Era nel castello, o vero città di detti Moscoviti, una casa nella quale abitavano li detti Tartari, accioché quel tutto che si faceva nella Moscovia piú facilmente intendessero; il che similmente non potendo la moglie del granduca patire, ordinò certi ambasciatori e quelli con alcuni grandissimi presenti e doni mandogli alla regina delli Tartari, supplicandola di grazia che di quella casa, dove in Moscovia abitavano li Tartari, gli volesse fare un presente, perciò che avea avuta una divina inspirazione di dover in tal luogo fabricare un tempio, promettendogli però di dovere alli Tartari un'altra abitazione consegnare.
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