A questo santo uomo un Daniele, persona d'anni trenta, successe per metropolita, uomo nel vero di corpo robusto, grasso e d'una faccia rubiconda, il quale nondimeno, accioché non fosse veduto e giudicato piú presto esser dedito al ventre e alla pacchia che a' digiuni, a vigilie e altre devote orazioni, qualunque volta egli fosse per celebrare qualche atto, over negozio publico, solea primamente col fumo del solfere tingersi la faccia, accioché per quello divenisse pallido: e cosí di tal pallidezza vestito era solito andarsene per la terra.
Oltra di questo, sono due altri arcivescovi nel dominio della Moscovia, in Nowogardia, cioè di Magrici, e di Rostoff; similmente vi sono li vescovi twerense, resanense, smolense, Permie, Susdali, Columne, Czernigowie, Sari. E tutti questi prelati son sottoposti al granduca di Moscoviti; hanno le loro entrate certe di possessioni e d'altri estraordinarii, ma non hanno né castella né città, né alcuna amministrazione secolare. Dal mangiar carne perpetuamente si astengono. Ho ritrovato che solamente due abbati sono in tutta la Moscovia, ma priori de' monasterii ve ne sono pur assai, li quali tutti secondo la volontà del principe, al quale nissuno ha ardimento di contradire, sono eletti. Li priori in che modo siano eletti, da alcune lettere d'un certo Varlamo, priore del monastero huteniense, fatto già nell'anno 7034, ho compreso, e di quelle lettere solamente i capi ne ho tolto. Nel principio, li frati di qualche monastero supplicano al granduca che faccia elezione di qualche priore sufficiente, il quale insegni loro li divini precetti: e quello che è eletto, prima che sia confermato dal principe, bisogna che giuri e per scrittura prometta che voglia in quel monastero secondo la constituzione delli santi padri loro piamente e santamente vivere, e tutti gli offici secondo la consuetudine delli maggiori, ed eziandio con consentimento de' frati piú vecchi, pigliargli a sé, e a ciascuno officio persone fideli proporre, e la commodità del monastero diligentemente procurare; delle facende e delle cose del monastero, con tre o vero quattro de' piú vecchi consultare, e poi, fatta la deliberazione, tal impresa a tutto il collegio degli altri frati riferire: e cosí, per commune sentenzia di quelli, di tutte le cose deliberare e ordinare; non lautamente da sua posta vivere, ma in una medesima mensa perpetuamente essere, e vivere insieme con gli altri frati; tutte l'intrate loro annuali diligentemente raccorre, e nel tesoro del monastero fidelmente riporre.
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