Nissuno delli monaci, overo delli sacerdoti, dice l'ore canonice se non ha avanti di sé la imagine, la quale eziandio nissuno tocca se non con grandissima venerazione; ma colui che la mostra in publico, con la man propria l'alza in alto: a questa imagine tutti quelli che passano si cavano la berretta, segnandosi col segno della croce e inchinandosi. I libri dell'Evangelio non ripongono se non in luoghi onestissimi, come cosa sacra, né con le mani li toccano se prima non si fanno il segno della croce, e col capo aperto e inchinato il debito onore gli prestano; e poi con somma venerazione quelli pigliano in mano. Similmente il pane, avanti che con le parole consuete, secondo il nostro costume, sia consecrato, lo portano per chiesa, e quello riveriscono e adorano.
Delle feste.
I giorni delle feste sono dagli uomini di maggior venerazione, finite le sacre vivande, col bevere e con vestimenti eleganti onorati; ma la plebe, i domestici e altri servi il piú delle volte lavorano, dicendo che 'l guardare le feste e astenersi dalla fatica s'appartiene a' padroni. Li cittadini e persone mecanice sono presenti alle cose divine, le quali finite, ritornano alla fatica, pensando essere piú santa cosa e piú lodevole dar opra alla fatica che bevendo, mangiando e giuocando perdere la sostanza e il tempo; percioché al volgo e alla plebe il bere della cervosa e del medone è proibito, nondimeno, in certi giorni piú solenni, come sarebbe nel Natale del Signore, nella Pasqua di Resurrezione, nelle Pentecosti e in alcuni altri giorni, è concesso loro, nelli quali dí non s'astengono dalla fatica per cagione del culto divino, ma solamente per poter benissimo bere.
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