Non chiamano adultero se non quello ch'ha goduta la moglie d'un altro. L'amore delli congionti in matrimonio al piú delle volte è tepido, e specialmente de' nobili, li quali menano moglie non l'avendo mai veduta, ed essendo occupati nelli servizii del principe, sono sforzati talora d'abbandonarla, e tra questo mezo con sozza e aliena libidine si macchiano.
La condizione delle donne è miserissima, perché non credono nissuna essere onesta e buona, se non quella la quale vive in casa chiusa e serrata, e di tal sorte è custodita che mai quasi viene fuora. Similmente poco casta e pudica stimano quella la quale da' forestieri e gente esterna è veduta. Serrate in casa, filano solamente, inaspano il filo, non hanno a fare alcun negocio di casa, ma tutte le fatiche domestiche e familiari sono delli servi. Abborriscono tutto ciò ch'è soffocato per man delle donne, sia o gallina overo altra sorte d'animale, come cosa impura e maculata. Le mogli di quelli che sono piú poveri pigliano le fatiche di casa e cuocono. Se per sorte i lor mariti sono absenti, e li servi, e che volessero ammazzare le galline, stanno in su le porte, tenendo la gallina, o vero altro animale, e il coltello in mano, e pregano con grand'instanzia gli uomini che passano che vogliano ammazzare le sue galline.
Rarissime volte le donne vanno in chiesa, e rare volte parlano ancora con gli amici, eccetto se non fossero vecchissimi, e fuora d'ogni sospezione; nondimeno, in certi giorni di festa, per lor diporto e per recreazione dell'animo, concedono alla moglie e alle figliuole che in prati amenissimi e floridi possano ritrovarsi: dove sopra una certa ruota, alla similitudine della Fortuna sedendo, scambievolmente di sopra e di sotto si muovono, o vero attaccano una fune in alto e, sopra quella standovi, ora qua e or là spinte sono portate e mosse, o vero che con certi canti e con certo sbattimento di mani per se stesse prendono diletto e piacere.
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Fortuna
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