Hanno scritto alcuni che questa provincia rarissime volte abbonda d'argento, e che il principe proibisce che niuno li porti fuora del suo dominio: e in vero la provincia non ha argento, se non è portato di fuora. E il principe non proibisce che non sia portato fuora l'argento, ma se ne schiva, onde procura di fare le permutazioni delle cose, e massime con le pelli, delle quali ne hanno gran copia. A pena sono cento anni che usano la moneta d'argento, e specialmente stampata appresso di quelli: nel principio, quando l'argento fu portato nella provincia, alcune particelle longhe d'argento, senza imagine e senza scritture, di valuta di un rublo, erano gettate e fuse, delle quali monete al presente niuna se ne vede; si stampava ancora la moneta nel principato di Galitz, ma, conciosiaché quella non fosse di giusto peso, è mancata. Avanti l'uso della moneta, l'orecchiette delli aspreoli e degli altri animali, delli quali ne sono portate a noi, usavano, e con questa le cose necessarie alla vita umana, come con danari, compravano.
Usano di numerare tutte le cose per sorogk o ver per dewenosto, cioè per il numero quadragesimo o ver nonagesimo, e, come noi col numero centesimo, numerano e dividono; e però, numerando, raddoppiano e multiplicano, due volte sorogk, tre volte sorogk, quattro volte sorogk, cioè quaranta; o ver due, tre, quattro devenosto, cioè novanta. Mille in lingua gentile è detto tissutze; cosí diecimila, in una parola, tma; vintimila, dwetma; trentamila, titma.
Ciascuno che portasse qualunque sorte di merce che sia, quelle debbono portare avanti li soprastanti del dazio, o ver della stima: le quali robbe vedono nell'ora deputata, e poi le stimano, e quelle stimate, niuno ha ardimento né di vendere né di comprare se prima non siano mostrate al principe.
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Galitz
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