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      Del latte di cavallo si dilettano, credendo per quello gli uomini farsi piú forti e piú grassi; molte sorti d'erbe mangiano, e spezialmente di quelle le quali circa il fiume Tanai crescono; pochi usano il sale. Li re delli Tartari, quando distribuiscono la vittovaglia alli suoi sudditi, per ogni quaranta uomini sogliono dare una vacca o vero un cavallo; li quali sacrificati, gl'intestini di quelli solamente i piú nobili mangiano, e fra di loro dividono, e fatti a pena con un bastoncino mondi e alquanto appresso il fuoco riscaldati, bramosamente mangiano e devorano, e non solamente le dita, onti dal grasso, ma ancora il coltello e il legno, con il quale il sterco e la malizia d'essi intestini hanno mondificato, soavemente sogliono leccare e ciucciare. Le teste de' cavalli sono avute in delizie e riputazione appresso quelli, come appresso noi le teste de' porci salvatichi solamente avanti li gentiluomini sono poste innanzi. Sono copiosi di cavalli, con la coppa bassa, piccioli ma forti, e la dieta e le fatiche benissimo possono sopportare: sono nutriti con li rami e con le scorze degli arbori, e con le radici de l'erbe le quali essi con l'onghie cavano fuora della terra. Tali cavalli alla fatica usati; e dicono li Moscoviti questi cavalli esser piú cattivi sotto li Tartari che sotto gli altri, e li chiamano pachmat. Hanno le selle e le staffe di legno, eccetto però se per sorte non avessero tolte o ver comprate qualcheduna dalli vicini e propinqui cristiani; e accioché la schiena del cavallo non sia molestata e oppressa, con la gramegna o ver con le foglie degli arbori la sostentano e l'aiutano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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