Li Moscoviti, li quali non erano troppo lontani, conosciuta la fuga delli Tartari, sbandati dagli ordini loro, con corso veloce e grande fecero impeto negli alloggiamenti de' nimici; nelli robbamenti di quali mentre erano occupati, li Tartari, insieme con li Czeremisi sagittarii, usciti fuori degli agguati e insidie fecero tanta strage e ruina delli nimici che li Moscoviti, lasciate le bombarde e instrumenti bellici, si diedero a fuggire. In quella fuga due maestri d'artiglierie, lasciate le bombarde, insieme con gli altri scamparono alla volta di Moscovia, li quali il principe amorevolmente ricevé. Di questi due un Bartolomeo, di nazione italiano, il quale dapoi prese la fede rutenica, era in grand'auttorità appresso il principe. Ritornò anco il terzo bombardiero con la bombarda che gli fu data, sperando per tal cosa dovere qualche gran beneficio appresso il re conseguire. Ma il principe, veduto quello, con villanie gli disse: «Avendo tu esposto e me e te in grandissimo pericolo, o vero tu volevi scampare, o vero insieme con la bombarda ti volevi dare in potestà del nimico: e però, a che fine questa tua diligenza finta in conservare la bombarda? La perdita della quale non stimo niente, purché gli uomini mi restino sani, li quali sanno fondere l'artiglierie e usarle al tempo suo».
Ma essendo morto il re Machmedemin, sotto il quale li Tartari cazanensi s'erano ribellati, Scheale, tolta per moglie la sopradetta vedova, con l'aiuto del principe di Moscovia e del fratello della moglie il regno di Cazan ottenne, il quale per anni quattro con odio grande e invidia delli sudditi suoi ottenne: le quali cose s'accrescevano per la deformità e bruttezza del corpo, percioché era uomo grossaro, con la pancia eminente, con la barba chiara, con faccia piú donnesca che virile, le quali tutte cose dimostravano essere poco atto e idoneo alla guerra.
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