Mentre in questo modo si davano la berta uno a l'altro, violentemente il castello da' nimici con le bombarde s'oppugnava, e quelli di dentro con non manco vigore, ingegno e arte si difendevano. In questo conflitto un bombardiero, quale avevano unico nel castello, per un colpo di bombarda dalli Ruteni percosso finí sua vita. Il che conosciuto, li soldati mercenari, cioè li guastadori, delli Germani e delli Litwani cominciorono aver speranza di poter facilmente pigliare il castello. Il che certo sarebbe successo, se l'animo del capitano fosse stato conforme al voler loro: ma egli, vedendo che li suoi soldati di giorno in giorno piú dalla fame e sete erano molestati e oppressi, prima che per li suoi ambasciatori occultamente trattasse con li Tartari di far tregua, non solamente non lodò l'audacia de' suoi soldati del voler pigliare il castello, ma con ira e sdegno quelli riprese, e minacciogli di battiture, perché avevano ardimento di voler oppugnare il castello senza sua saputa. Percioché egli pensava in tanta strettezza di cose succedere bene al suo re se, fatta tregua col nimico, le bombarde e l'esercito salvo conducesse. Li Tartari similmente, conosciuta la volontà del capitano moscovitico, da buona speranza mossi, le condizioni le quali il capitano gli offeriva, di voler mandare gli ambasciatori in Moscovia per trattare della pace, volentieri accettorno. Le quali cose finalmente composte e assettate, Palitzch capitano, toltosi via dall'assedio, con l'esercito in Moscovia se ne ritornò: benché era fama il capitano dalli Tartari con doni esser stato corrotto, il che un certo Savoiese aveva accresciuto, il quale, essendo bombardiero, volse partire e andare nell'esercito di nimici, e a far questo solicitava ancora gli altri; e preso, confessò dicendo sé aver ricevuto danari e alcune tazze tartariche dalli nimici, né però fu punito.
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