Ma intervenne che per causa del re venne in discordia con Giovanni Sawersinski, palatino trocense; ma dapoi, rassettate le cose, in vita del re tutte le cose quietamente passavano. Ma, morto il re, l'odio ancora restava nell'animo di Giovanni, percioché per causa del capitano Michaele era stato privato del palatinato, e però Giovanni e gli altri amici suoi appresso Sigismondo re, il quale era successo ad Alessandro, accusarono il capitano Michele di ribellione. La qual ingiuria Michele non potendo sopportare, spesse volte ne ragionò col re, e pregollo che in giudicio fosse veduta e conosciuta la differenza fra lui e Giovanni Sawersinski; ma il re sopra ciò non gli diede troppo grata udienza. Onde egli mosso, andò in Ongheria, e da Wladislao, fratello del re; dal quale e lettere e oratori a pregare il re sopra la causa detta ottenne, nondimeno non poté cosa alcuna impetrare. Onde sdegnato, disse al re che un giorno farebbe tal fatto e operazione che e a lui e a se stesso sarebbe di dolore e pianto; e tutto d'ira e sdegno ripieno se ne ritornò a casa. E uno delli suoi fidatissimo con lettere e commissioni mandò alla volta del principe di Moscovia, scrivendogli: «Se tu mi prometti sicura e libera potestà di venire alla tua presenza, e sopra di ciò scriverai lettere, insieme con giuramento, ti prometto dover esserti d'onore e grandissima utilità, e con le fortezze che possedo nella Litwania voglio a te darmi». Onde il principe moscovitico mosso, come quello che la fortezza e la destrezza di tal uomo conosceva, n'ebbe grandissima allegrezza e consolazione, e tutte quelle cose le quali egli dimandava concesse, sopra ciò scrivendo come esso desiderava e aggiungendovi il giuramento.
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